Vi sono vetture di F1 che hanno lasciato un segno indelebile tra gli appassionati. Questo modello in particolare ha fatto la storia.
Le monoposto di F1 rappresentato il non plus ultra in termini di tecnologia. Un concentrato di soluzioni all’avanguardia che, però, purtroppo oggi sono molto standardizzate. Gli ultimi regolamenti tecnici hanno portato gli ingegneri ad una evidente omologazione. Vi sono anche eccezioni e lo si è visto, nel 2023, con il lancio della RB19. L’auto ad effetto suolo progettata dal gruppo di tecnici, capitanati da Adrian Newey, ha letteralmente distrutto la concorrenza.
A differenza dell’epoca attuale un tempo le soluzioni ideate in F1 erano folli, anche perché c’era una totale libertà di espressione. Per questo motivo si erano viste vetture a 6 ruote o con mostruosi scalini nella zona frontale, come nel caso della Ensign N179. Il papà della vettura che potrete osservare in basso fu Mo Nunn. Negli Stati Uniti l’ingegnere è piuttosto conosciuto perché ha portato al trionfo campioni del calibro di Emerson Fittipaldi, Jimmy Vasser e l’italiano Alex Zanardi.
Il tecnico, dopo aver anche corso in F3, decise di creare la Ensign. La scuderia arrivò a competere in diverse gare nella stagione di Formula 1 del 1973 con il pilota Rikky von Opel. Nonostante gli scarsi risultati la scuderia si è ritagliata uno spazio importante tra i cultori della F1 per delle idee ingegneristiche stravaganti e anche per il tragico incidente che costrinse Clay Regazzoni sulla sedia a rotelle.
La N179, la vettura che Mo Nunn e Dave Baldwin avevano realizzato per il 1979, ha lasciato un segno indelebile. Colin Chapman con il suo concetto di “less is more” aveva, letteralmente, cambiato le carte in tavola nel circus. L’inglese aveva ideato il concetto dell’effetto suolo già dal 1975, portando poi in pista la Lotus 78 nel 1977. Era un’epoca d’oro per la F1 e i competitor dovettero improvvisare soluzioni assurde per tenere il passo della monoposto britannica. Date uno sguardo alle immagini in basso del canale YouTube Start Your Engines.
Al box della Ensign gli ingegneri provarono ad estremizzare i concetti dei condotti venturi della Lotus, spostando i radiatori di acqua e olio verso il muso. La zona del fondo era piuttosto ampia, ma i radiatori vennero posizionati una sopra l’altro sull’avantreno. La soluzione arrivava quasi all’altezza del casco del pilota. La monoposto appariva una scala di tre gradini, creando un muso larghissimo. Il retrotreno era caratterizzato da scarichi piuttosto alti. L’alettone posteriore era sorretto da due larghe paratie esterne, senza i classici piloni centrali, per lasciare libera l’area dell’estrattore.
Sul piano delle performance la vettura fu una sciagura. La monoposto non ottenne nessun punto e si rivelò poco competitiva nel corso del campionato 1979. Fu sostituita da una più convenzionale N180 con motore Cosworth DFV V8, usata per altri 2 anni, dalla stagione 1981 alla 1982, nella versione aggiornata Ensign N180B. Di sicuro non lasciarono il segno, tra i fan, come il modello del ’79. Purtroppo l’auto tendeva a surriscaldarsi, rendendo la vita impossibile ai piloti.
I tecnici capirono i loro errori e nel GP di Long Beach la Ensign si presentò con una N179 rivista, presentando un muso tradizionale. In F1 i risultati furono disastrosi, ma negli USA, Mo Nunn è diventato una leggenda. Grazie all’incontro con Chip Ganassi che lo coinvolgerà nella squadra Target Chip Ganassi Racing, il tecnico si tolse grandi soddisfazioni nelle sfide a stelle e strisce a ruote scoperte.
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