Il tema degli autovelox sta diventando particolarmente caro anche al Governo: ci sono delle situazioni limite che non possono essere più tollerate
Il Ministro Salvini ha parlato dell’uso eccessivo e sbagliato di alcuni Comuni con l’unico intento di tartassare i lavoratori italiani. Di certo qualcosa dovrà cambiare in merito nel prossimo futuro, per il bene di tutti.
L’incubo di tutti gli automobilisti: l’autovelox. Il controllo elettronico della velocità ha permesso nel corso degli anni di evitare moltissimi incidenti, sia all’interno che all’esterno delle aree urbane. Trovare un giusto equilibrio tra sicurezza e speculazione è però uno dei compiti delle istituzione, per evitare che non si trasformi tutto in un mero gioco di denaro.
A volte i cittadini si ritrovano ad avere di fronte delle “macchinette” piazzate in punti assurdi, soprattutto in tratti stradali con limite di velocità ridotto per qualche lavoro e restringimento e magari senza l’adeguata segnalazione preventiva.
Insomma non è un mistero che diversi Comuni in Italia utilizzino gli autovelox per “fare cassa” e ripianare un po’ i dissestati conti della propria amministrazione. Una lettura non populista ma veritiera, come ricordato dallo stesso ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che anche recentemente ha ribadito l’impegno del Governo al fine di proteggere i lavoratori italiani dalla speculazione delle multe per eccesso di velocità.
Andando a vedere un post su X (Twitter) di Matteo Salvini, in replica ad un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, si nota come l’idea sia rimasta sempre la stessa: “Limitare gli autovelox ‘fai-da-te’ ovunque”.
Il Ministro aggiunge: “I dispositivi vanno piazzati nelle strade più a rischio e non dappertutto, senza alcuna motivazione legata alla sicurezza e solo per tartassare lavoratori e automobilisti italiani”.
Sempre nell’articolo commentato da Salvini si legge come nel 2023 i cittadini hanno dovuto pagare nel nostro Paese la bellezza di 1,535 miliardi di euro in multe stradali ai Comuni, con un incremento del 6,4% rispetto al 2022 e addirittura del 23,7% rispetto al 2019, nell’era pre Covid.
Fin troppo facile quindi pensare ad un tartassamento legato al bisogno di migliorare i propri conti amministrativi dopo la pandemia, con un giro di vite a volte inaccettabile. Qualcuno potrebbe obiettare che il dato può essere influenzato dall’inflazione attuale galoppante, ma anche volendolo depurare da questo, si osserva sempre un +6,9% rispetto al pre Covid.
A livello geografico le multe sono dislocate soprattutto al Centro-Nord (84,3%) e soprattutto in comuni medio-piccoli, dove gli aumenti hanno superato il 50%. La città al primo posto è Firenze.
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