Il “mito” dell’auto più ecologica di sempre: era tutto falso? La risposta è sconvolgente

L’ecologia sembra essere diventato un vero e proprio trend mondiale. In un panorama nuovo c’è anche tanta disinformazione in merito alle nuove tecnologie.

Si fa un gran parlare di elettrico, idrogeno e soluzioni che cambieranno il mondo, ma nella sostanza, ogni giorno, l’inquinamento ha un impatto fortissimo sulla salute di milioni di persone. Le polveri sottoli rappresentano un cancro che, difficilmente, verrà debellato con la creazione di proposte elettriche proibitive per la massa.

Il "mito" dell'auto più ecologica di sempre: era tutto falso? La risposta è sconvolgente
Auto – Biorace.it

Purtroppo la grande trasformazione del mercato non è ancora avvenuta a causa di numerosi fattori. Non ci sarebbe stato periodo peggiore per pensare ad una rivoluzione totale dei parchi circolanti. La pandemia da Covid-19 e la successiva crisi economica, acuita dall’invasione russa in Ucraina, ha generato un bisogno della gente di pensare allo stretto necessario. Tra le priorità, chiaramente, non c’è la scelta ecologica di un’auto a zero emissioni.

Nonostante, dai sondaggi, in tanti dichiarano che vorrebbero passare all’elettrico, poi sono in pochi coloro che, veramente, apprezzano le EV. Di soluzioni ve ne sono diverse, ma il concetto dell’impatto ambientale zero non esiste. Lo smaltimento delle batterie ha un impatto importante. Il risparmio maggiore, ovviamente, si registra nella fase di utilizzo effettivo del mezzo, durante la quale le EV non producono quasi nessun tipo di emissione: né di gas climalteranti, come la CO2, né inquinanti, come gli ossidi di azoto.

Le vetture a zero emissioni richiedono meno manutenzione grazie al minor numero di componenti e alle trasmissioni meno complesse. Presentano, almeno per ora, alcune agevolazioni sul piano del bollo e del superbollo. Circa le assicurazioni i problemi sono ingenti perché i guai tecnici a cui possono andare incontro le batterie sono tanti.

Anche con l’ausilio di incentivi, il passaggio alle vetture elettriche richiede un esborso di danaro impressionante. Per questo motivo, sul web, era apparso un progetto rivoluzionario che, però, si è rivelato essere un fake. Problemi di sicurezza, a parte, che rappresentano un evidente problema alla diffusione delle EV. 

Auto ad acqua, soluzione impossibile

Un’automobile che fosse riuscita a percorrere 5mila km con 5 litri d’acqua, probabilmente, sarebbe diventata la più venduta sul mercato mondiale. Sui social network è rimbalzata la notizia di una vettura sensazionale, ricaricata ad acqua come un liquidator. Si tratta di una clamorosa fake news. Nel 2013 era stata diffusa la scoperta di un ingegnere che avrebbe inventato un modo per ricaricare le automobili, banalmente, con l’acqua. Il sistema sarebbe risultato innovativo e avrebbe cambiato la mobilità mondiale.

La notizia è arrivata, nello strano mondo di internet, sino ai giorni nostri. Come vedrete in alto nel video Breaking News Italia la notizia è trasmessa come una bomba impressionante che avrebbe attirato l’interesse di tutti. L’ingegnere Lorenzo Errico si era esposto in prima persona, spiegando che aveva l’obiettivo di diminuire i consumi e di ridurre le emissioni inquinanti delle vetture. L’ingegnere aveva aggiunto che il suo progetto riguardava un’auto ibrida, alimentata cioè non soltanto ad acqua, trasformata in ossidrogeno, ma anche con una parte del motore termico.

L’ingegnere italiano aveva annunciato che si trattava di un sistema dual fuel, dotato di propulsione a due o più componenti. Il 35% sarebbe stato di ossidrogeno ricavato dall’acqua e il restante 65% del carburante usato dall’auto, come ad esempio benzina, gasolio e così via. Svariati contenuti sull’argomento sono apparsi online nel corso degli anni.

Le smentite sono arrivate da tantissimi esperti, dato che non è possibile utilizzare l’acqua per alimentare un’auto, in quanto non può essere bruciata come gli idrocarburi, benzina, etanolo, gas naturale o l’idrogeno. Il sito del dipartimento di ingegneria del Massachusetts Institute of Technology (Mit), o riviste di divulgazione scientifica Scientific American hanno smentito la soluzione.

Gestione cookie